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Una vita dietro le quinte del cimitero ebraico
Il cimitero ebraico di Ferrara si riesce a scorgere fin dall’inizio di via delle Vigne, laggiù infondo, steso sulla linea dell’orizzonte. Dietro al massiccio cancello di ferro sorretto da compatte colonne in granito, si cela un luogo ameno e pacifico. Prati fioriti, rami intrecciati tra le lapidi, a volte semplici e delicate, altre maestose, solenni, monumentali: un tesoro nascosto che spesso tende ad intimorire il visitatore che giunge davanti alla cancellata senza poter né scorgere, né immaginare il panorama interno. Se poi consideriamo anche quel cartello appeso sulla porta più vicina all’ingresso “Per visitare il cimitero ebraico suonare il campanello della custode”: sembra quasi di andare in visita a casa di qualche parente, magari anche di disturbare, ma non è così - parola di ferrarese. Fino a poco tempo fa questo ruolo è stato ricoperto da Mara Pazzi, che per più di trent'anni ha custodito l'ingresso del cimitero ebraico. Più di trent’anni a prendersi cura di uno tra i più belli angoli della nostra città, sempre un poco dietro le quinte. Timida e riservata, ma con tante storie da raccontare, Mara non aveva origini ebree ma venne ad abitare in questa casa, assieme al marito, quando la famiglia del custode precedente decise di trasferirsi.
Al loro arrivo, Mara e il marito trovarono la casa del ‘vecchio’ custode in condizioni poco confortevoli: topi, bottiglie di vetro abbandonate qua e là, ma soprattutto muffa. Mara raccontava di come lei ed il consorte trovarono la forza di andare oltre alla prima impressione, proprio come noi davanti al cancello chiuso del cimitero ebraico. La coppia si trasferì qui dopo i grandi lavori di manutenzione, proprio a lato del cimitero per custodirlo e permettere di visitarlo a chi lo desiderasse.
Mara ha conosciuto e stretto rapporti nobili con i membri della comunità ebraica di oggi e del passato. Ricordava con parole di affetto l’Avv. Paolo Ravenna, un uomo composto e paziente, così trasparente nelle sue reazioni eleganti; e l’aneddoto del suo primo incontro con Giorgio Bassani, quando gli volle chiedere timidamente se conoscesse il famoso scrittore... per poi rendersi conto che fosse proprio lui, con i suoi occhi azzurri e una sincera gentilezza. Tante foto, qualche piccolo segreto svelato, qualche confidenza da custodire, troppi ricordi affettuosi, Mara ha avuto la fortuna e la capacità di circondarsi di amici durante gli anni del suo servizio alla comunità, e lo racconta con orgoglio ed emozione.
Qualcuno passa per far visita ai proprio cari defunti, altri solo per godersi la tranquillità di un luogo fuori dal tempo. Da qui i suoni della città si percepiscono lontani ed ovattati; l’ideale per qualche camminatore solitario con una fervida immaginazione. I nomi sulle lapidi raccontano al vento storie vicine e lontane, per chi le vuole ascoltare.
Interrompe la distesa verde un imponente edificio che ha un sapore antico, sembra un tempio: è la camera mortuaria. L’interno della palazzina smorza la sua esuberanza esterna riportandoci al minimalismo rilassato del resto del cimitero ebraico.
Questa isola congelata tra tempo e spazio, tra città e bosco, appoggiata alle mura estensi, è un tesoro nascosto in città che si svela agli occhi vispi di chi nutre la propria curiosità. Tra i più fortunati curiosi in città ci sono i ragazzi delle nostre scuole, spesso condotti in gita in questo luogo cardine della cultura ebraica, pieno zeppo di storia.
E voi siete curiosi di sbirciare oltre il cancello? Non sappiamo chi sarà ad aprirvelo, ma facciamo un piccolo pronostico. Sicuramente, avvicinandovi alla tomba di Bassani non penserete solo al celebre scrittore, ma sorriderete ricordando l’aneddoto della dolce signora Mara, che la città ricorderà sempre con affetto.