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5 artisti che si sono ispirati a Ferrara (e proprio non l'avresti detto)

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Ferrara è una piccola città e allo stesso tempo un enorme contenitore di storie, di luoghi e di personaggi. Nel tempo, è diventata - come descrive Vittorio Sgarbi in uno dei suoi saggi - “città del silenzio”, simbolo dell’atmosfera metafisica, dell’apatia esistenziale, di un magnetismo incontrastabile. Le sue vie, i suoi solchi, i suoi monumenti, la sua eclettica storia hanno motivato e ispirato tantissime figure. La città è stata descritta, dipinta, decantata in molti modi, tanto da renderla immortale. Ferrara è associata a tantissimi artisti nati o cresciuti su questo territorio, come Ercole de’ Roberti, Filippo de Pisis, Giovanni Boldini, Mimì Quilici Buzzacchi. Ma non solo. Nella seconda parte del Novecento, la città diventa uno dei principali poli dell’arte contemporanea in Italia, ospitando un infinito ventaglio di celebri nomi internazionali. Tra gli anni Sessanta e Novanta, il Palazzo dei Diamanti conquista il suo posto nel sistema dell’arte internazionale con le mostre su Marc Chagall, Claude Monet, Jim Dine, Robert Rauschenberg e molti altri: è così che nei palazzi ferraresi si vive e si conosce l’arte contemporanea. Ma spesso sono gli stessi artisti ad essersi ispirati all’atmosfera trasognante che aleggia tra le vie di Ferrara o all'architettura estense. Un esempio fra tutti è il nome di Giorgio de Chirico, inciso indissolubilmente nella storia della nostra città. Ci sono però almeno cinque artisti artisti internazionali che si sono ispirati a Ferrara, portando il suo nome fuori dai confini nazionali. L’avresti mai detto?

5 artisti che si sono ispirati a Ferrara (e proprio non l'avresti detto)

Malgorzata Migra-Tas

L’artista Malgorzata Mirga-Tas è l’esempio più recente: la sua installazione tessile Da Schifanoia: re-incantare il mondo è visitabile fino al 10 aprile 2023 al Castello Estense. 

Artista e attivista di nazionalità polacca, appartenente al gruppo rom bergitka, Migra-Tas è nata nel 1978 nel piccolo villaggio Czarna Góra, nelle vicinanze dei monti Tatra, dove tutt’oggi vive. A novembre del 2021, l’artista ha visitato la città per documentarsi e ammirare gli affreschi rinascimentali di Palazzo Schifanoia, in vista della sua partecipazione alla 59esima Biennale d’Arte di Venezia (2022), dove ha rappresentato il Padiglione Polonia. Dopo solo un anno, la sua installazione tessile torna dove tutto è cominciato, a Ferrara: parte del progetto è infatti esposto nella Sala degli Stemmi del Castello Estense. Le allegorie dei mesi, il sistema dei decani, la ciclicità delle immagini, il viaggio immaginabile attraverso spazio e tempo – tra India, Persia, Asia Minore, Grecia Antica, Egitto ed Europa – sono i riferimenti che Migra-Tas assorbe per restituire una narrazione diversa, un incantesimo visivo sotto forma di arazzi. Nel suo lavoro espande gli orizzonti dell’iconosfera classica e decostruisce gli stereotipi sulle comunità rom con una narrazione diversa e un’iconografia positiva rivolta alla ricerca di  un senso di comunità.

Malgorata Migra Tas alla sua mostra a Palazzo Schifanoia a Ferrara

Malgorzata Migra Tas opere a Palazzo Schifanoia a Ferrara

Diego Velázquez

Il pittore spagnolo (1599-1660) è stato uno dei più emblematici e importanti artisti barocchi del XVII secolo: per Velàsquez la pittura creava la vita, attraverso corpose pennellate e grazie “al colore e al segno che fa circolare un’atmosfera vibrante attorno alle figure”. Velázquez intraprese nel 1629 un viaggio (il primo dei due) in Italia, spinto probabilmente dal pittore fiammingo Rubens e dall’esigenza di conoscere meglio la pittura italiana, dei grandi maestri veneti del Cinquecento. Sbarcò a Genova il 20 agosto dello stesso anno e si diresse verso Venezia, passando anche per Ferrara. Si fermò soltanto per pochi giorni, ospite del cardinale romano Giulio Cesare Sacchetti, governatore della città (1627-1631), che dopo gli Estensi era passata a far parte dello Stato della Chiesa. Il pittore spagnolo, probabilmente per ringraziare il cardinale della sua ospitalità, realizzò un suo autoritratto nelle ore notturne passate in quelle stesse sale del castello estense che gli erano state messe a disposizione per il suo breve soggiorno ferrarese. Ma Velàsquez è legato a Ferrara anche con un altro (indiretto) filo: nel 1638 dipinse un ritratto di Francesco I d’Este (1610-1658), figlio di Alfonso III, l’ultimo Duca Estense a nascere a Ferrara prima della Devoluzione della città allo Stato Pontificio (1598). L’opera, oggi conservata nelle Gallerie Estensi (Modena), fu realizzata velocemente riutilizzando una tela precedentemente dipinta e poi abrasa, per raffigurare i tratti e la personalità di Francesco I, protagonista della rinascita estense a Modena, durante una sua visita alla corte di Spagna.

Diego Velàzquez autoritratto

Diego Velàzquez ritratto di Francesco I dEste mentre era a Ferrara

William Turner

Troviamo tracce di Ferrara anche in alcuni schizzi dell’artista inglese William Turner (1775-1851). Il pittore, uno dei più noti del Romanticismo e fonte d’ispirazione per l’Impressionismo, nel corso della sua vita ha superato i limiti della raffigurazione prospettica, creando uno spazio tutto nuovo, intriso di luce e di colore. 

Nella sua formazione l'Italia ebbe un ruolo fondamentale: affascinato soprattutto dalla sua tradizione culturale, Turner durante i suoi viaggi, usava immortalare nei suoi taccuini tutto ciò che di nuovo il suo sguardo riusciva ad assorbire e catturare. E così successe nel suo viaggio da Bologna ad Ancona, durante il quale passò per Ferrara e decise di realizzare alcuni rapidi disegni che mostrano imponenti edifici sopra a dei ponti: avendo lavorato come disegnatore presso alcuni studi di architettura, non rimase certo indifferente davanti alla grandezza e alla bellezza dei palazzi ferraresi. E infatti uno dei disegni datato 1819, conservato oggi al Tate Britain di Londra, raffigura proprio le torri raggruppate del Castello Estense.

William Turner autoritratto

William Turner acquerello di Venezia

Harold Null  

Il fotografo americano (1916-1996), definito “contemplativo, statico, sempre elegante”, durante il suo percorso artistico indagò la quieta presenza degli oggetti, attraverso la perfetta sintesi tra lirismo e formalismo. Arrivato in Italia nel 1955, scoprirà l’opera del pittore Giorgio Morandi, di cui apprezza in particolare le nature morte, la ricerca formale e la semplificazione geometrica. Tra il 1956 e il 1961 si recò nella bassa per fotografare il fiume Po e realizzò una serie di scatti, pubblicati nel volume Riva di Po, seguendo il suggerimento di alcuni amici padani. Nonostante inizialmente Null fu piuttosto titubante, l’andamento lento e pianeggiante del fiume, la nebbia e la luce rarefatta, conquistarono il fotografo. D’altronde, come mostra Riccardo Bacchelli nell’introduzione, “il fascino della pianura è un sentimento lento a prodursi, vago, indeterminato”, e nasce dall’assenza di oggetti visibili e tangibili. 

Gli esiti dei suoi scatti sono una narrativa essenziale e una semplicità figurativa rare: scopre e raffigura i neri e i bianchi, i vuoti e i pieni, gli intrecci e i ritmi, le luci e le ombre. 

Fotografia di Harold Null

Riva di Po Null Ferrara

Andy Warhol

Rivoluzionario e visionario, l’artista statunitense (1928-1987) è conosciuto come figura predominante del movimento della Pop Art americana. Ha raccontato e riprodotto la realtà che lo circondava, industriale e massificata, in maniera fredda e distaccata, quasi violenta, attraverso colori sgargianti e glaciali. Il tratto principale delle sue opere è la serialità con cui rappresentò oggetti e persone diventate icone nella società americana. La sua pittura era considerata terrestre e la sua arte “l’arte della risonanza, dell’eco, della ripercussione; un’arte documento, cronaca, testimonianza”.

Warhol visitò Ferrara nel 1975, in occasione della personale a Palazzo dei Diamanti Ladies and Gentlemen, mostra che confermò il genio indiscusso dell’artista. In quell’occasione rimase affascinato dall’architettura della città e conquistato dagli innumerevoli ritratti di Giovanni Boldini (1842-1931), all’epoca esposti nel museo dedicato all’artista ferrarese. Warhol ha omaggiato l’atmosfera padana tramite il rifacimento di alcune opere di Giorgio de Chirico (conosciuto a New York nel 1974), come Le Muse inquietanti o Ettore e Andromaca: considerava le icone dechirichiane come parte del mito contemporaneo, alla stregua del volto di Marilyn Monroe, e propose una metafisica rivisitata in chiave pop. 

Andy Warhol e Giorgio de Chirico

Andy Warhol ispirato alla metafisica di Giorgi de Chirico

La prossima volta che vi capiterà di passeggiare per le vie strette di Ferrara, provate a immaginare la città tramite lo sguardo di Null e di Warhol, provate a cercare gli scorci che hanno ammaliato Velàsquez, Turner, e Migra-Tas: scoprirete le mille dimensioni diverse che l’hanno percorsa, da quella rinascimentale a quella più pop.